Scuola di seconda stagione

trenoDi Gemma Musacchio

In treno è il mio momento, ma il luogo è l’etere, spazio virtuale di una classe delocalizzata.

Quando il giorno è ancora acerbo apro le pagine di un forum, scopro i commenti dei miei compagni per raccogliere preziosi coriandoli di sapere. Compagni di scuola di seconda stagione siamo noi, e questo treno è sempre lo stesso di quando avevo il mondo in tasca e i sogni tra i capelli.

Mamma, donna, scienziata e ora ancora studentessa, è difficile conciliare tutte le richieste. Sul gruppo whattsapp lancio un sos “vorrei avere un clone!” . Quando ti sembra di non riuscire a tenere il passo ti accorgi di non essere sola.

Vorremmo portare la scienza nella società, questo è il nostro denominatore comune. Lo facciamo con un variegato bagaglio di vita, esperienza, competenze e conoscenze. Oggi sono di turno i batteri, qualche giorno fa erano le missioni spaziali, poi le trivelle, prima ancora il rischio. È una ricchezza cui non avevo pensato quando mi sono iscritta, così come avevo sottovalutato gli incontri in presenza,  durante i quali le parole di un monitor diventano voci e volti, e si costruiscono le collaborazioni.

“Vi conosciamo già” ci avevano detto il primo giorno, guardando i dati di una statistica che parlava di età, sesso, professioni e formazione. Quel giorno, per rompere il ghiaccio, ci avevano chiesto di spiegare perché eravamo lì, e io “Accidenti, qui entriamo nel personale!”. Per tutti noi è stato un perché intimo che toccava i sogni di una nuova stagione, seconda non necessariamente per l’età. Per alcuni di noi è stato un dopo scelte poco convincenti, per altri un dopo che significava aldilà; per tutti si è rivelato essere un oltre.

Non ho mai pensato di scrivere su un blog, ma ora faccio anche questo.

Lascia un commento